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giovedì 2 luglio 2015

250 km on road bike from Vipiteno to Verona (1/7, 2015)

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Ognuno di noi ha degli obiettivi stagionali. 
Alcuni sono comuni a tanti, altri risultano poco comprensibili ai più.
Non c'è una regola. 
Ci si sveglia un giorno, o ci si ritrova a pensare - magari quando pedaliamo in solitaria - e ci viene l'ispirazione. 
Quest'anno avevo messo nella lista degli obiettivi:
- il raid di 48h con pernotto in tenda (mtb),
- il durissimo Lessinia Braves (mtb)
- i 250 km (bdc) in solitario, ovvero aggiungere altri 50 km ai 200 e spiccioli fatti l'anno scorso. 
Degli obiettivi stagionali, già due sono stati realizzati ovvero il Lessinia Braves e oggi i 250 km in bici da corsa, che vi vado a raccontare con foto e parole.
Sinceramente i 250 km in bdc mi preoccupavano più delle due toste uscite in mtb.
Avendo fatto i 204 l'anno scorso mi ero fatto l'idea delle cose da migliorare. 
L'anno scorso ero partito per un giro che mi doveva portare da Verona a Bardolino, Riva del Garda e sarei dovuto rientrare a Verona via Valdadige.
Poi la pazza idea di arrivare a Trento da Riva e quindi fare la Valdadige fino a Verona. 
Morale al 200° km ero... finito.
Oggi parto con  un altro approccio, improntato sulla regolarità e con una media oraria definita in partenza.
Ma prima parliamo della parte avvenuta prima di pedalare.
Alle 0430 sveglia e alle 0525 sono sul treno che mi porta prima a Bolzano e poi a Vipiteno.
Alle 0910 esco dalla stazione di Sterzing ossia Vipiteno.

Giornata stupenda, come il panorama, e si capisce bene che sarà una giornata caldissima, motivo per cui avevo già deciso di partire con 2 borracce (750+500 ml). 
Mini zainetto della Camelbak in spalla, con documenti, soldi, 4 bocconcini con prosciutto, bustine di sali, 2^ camera, multitool per la bici, pompa. 
Inoltre faro anteriore (non montato) e posteriore e la chicca di giornata, un mini campanello (nero, si vede nella 1^ foto), messo sul manubrio per avvertire del mio arrivo e che risulterà utilissimo.
Decido di fare l'uscita a metà settimana ed evitare il traffico del we, scelta che risulterà azzeccata.
Alle 0930 aggancio la ciclabile che mi porta in direzione Bolzano.

La partenza è sempre il mio cruccio, mi ci vogliono almeno una decina di km per carburare e subito mi accorgo che pedalo troppo velocemente ma tra brevi strappi e discese è difficile essere regolari.
Ho studiato bene il percorso e so che alcuni brevi tratti risultano sterrati nel tratto Vipiteno - Varna e che posso prendere strade alternative di raccordo.
Difatti trovo dopo un po le indicazioni per bypassare un tratto e prendere la statale (trafficatissima).


Lungo la ciclabile riempio le borracce a prescindere da quanta acqua ho e una delle caratteristiche della ciclabile fino a Bolzano è che le fontane sono poche, quindi occorre approfittarne.


Le temperature salgono man mano che passa il tempo e occorre bere spesso, almeno io che di strada ne ho veramente parecchia da fare.
Le soste volanti cambiano la media oraria quindi ogni volta devo dare un colpo di acceleratore, per riportarla alla media stabilita di 25 km/h.
Come dicevo, incontro un paio di sterrati (due li evito prendendo la statale) mentre un paio li faccio poiché fattibili

anche se quello vicino a Bolzano è pessimo, a fianco alla strada statale e senza alternative.

Alcuni tratti sono in galleria, illuminate debolmente, e sono un refrigerio, così come lo è pedalare perché appena ti fermi... cuoci come un uovo.



Da Vipiteno a Bolzano incontro pochi ciclisti, qualche gruppetto con figli - perlopiù stranieri - ma con un paio di colpi di campanello - 20/30 mt prima -  loro si spostano sulla dx.
Ogni tanto qualche stradista della zona in libera uscita, ma spesso in senso contrario al mio.
Faccio una sosta volante in un biobar ma non hanno coca cola e quindi mi accontento di acqua fresca dalla fontana. 

La strada è uno spettacolo tra boschi, ponti e scorci.
I minipanini che mi sono portato al seguito sono terminati e quindi devo decidermi di fermarmi dopo Bolzano anche se al seguito ho anche delle barrette.
Bolzano viene tagliata come il burro dalla ciclabile, senza nessuna soluzione di continuità e la lascio in men che non si dica.
Latitano le fontane così come i bici grill ma poi ne trovo prima una e poi l'altro, dove riempio le borracce e poi mi sparo una coca con ghiaccio e limone e due risini alla mela.

A Bolzano avevo lasciato la Valle Isarco ed ora sono in piena Valdadige... e si sente, con un tasso di umidità maggiore e temperature che oramai sono roventi.
La strada è oramai stabilmente piana e da Bolzano in poi è nettamente migliore, ben definita, asfaltata e con ottime segnalazioni .

ma devo fare i conti ora con quello che temevo maggiormente, ancor più della distanza, ossia il vento.
Il vento in Valdadige lo aveva studiato in settimana in termini di caratteristiche.
Ora e Peler sono i due venti più famosi 
Si tratta di venti indotti per compensare differenze termiche e solitamente si alternano con periodicità diurna. Di giorno l’aria nelle vallate alpine si riscalda maggiormente rispetto a quella direttamente sul lago. 
Questo causa un minimo di pressione a nord del Lago di Garda e l’Ora inizia a soffiare da sud. 
Tipicamente l’Ora soffia da mezzogiorno fino al tramonto. 
Il Peler é il vento opposto da nord, che normalmente soffia dalla tarda sera fino alla mattina.
Il Peler raggiunge velocità massime all’alba.
L'intensità di questi due venti è proporzionale alla differenza barica fra Bolzano e Brescia
L’Ora soffia non appena la pressione a Brescia è più alta rispetto a Bolzano. 
Più è elevata la differenza barica, più forte è il vento. 
Quando la differenza barica è inversa (pressione più alta a Bolzano rispetto a Brescia) soffia da nord il vento opposto Peler.
Ma conoscerne le caratteristiche non significa che non si soffre.
Difatti, da Bolzano e Trento ho sputato sangue per mantenere una velocità costante, fino a quando ho deciso di andare più agile e aumentare la frequenza di pedalata ed è andata molto meglio.
50 km di battaglia col vento comunque ti mettono a dura prova, sia mentalmente che fisicamemente.
Entro finalmente nella provincia di Trento ma la strada è ancora lunga per arrivare a Verona.

Incontro sempre più mandrie di cicloturisti, anche anziani alcuni, che cercavano di pedalare controvento, a velocità ridotta (10/15 km/h max).
Sembravano sulla Sdruzzinà non sul piano e nel loro delirio occupano talvolta tutta la sede della ciclabile.
Preferiscono pedalare sul piano che in montagna ma molti sono stranieri o di regioni/aree lontane, e non conoscono la peculiarità del vento in Valdadige.

Il campanello si rivela utilissimo per chiedere strada senza dover mai rallentare.
I più educati e seri, nel loro modo di procedere, risultano esser gli handbikers incontrati, tutti rigorosamente in fila e il campanello serve solo per avvertire dell'arrivo.



Non manca molto ai 170 km pedalati e oramai ho il culo anestetizzato, le gambe le sento ora più dure, così come i polpacci.
Continuo a bere e cerco di essere regolare ma so che il vento mi ha dato una bella mazzata fisica.

Sosta al bicigrill, dove mangio un toast, una pasta ed una coca.

Fa caldissimo e sto per entrare nella zona oscura dei post 200 km pedalati... e ne ho un po timore. 
Oramai ho lasciato Rovereto e mi dirigo verso Ala, il vento è diminuito parecchio e non faccio fatica a mantenere la velocità.
Arrivo a Borghetto, finisce la provincia di Trento ed entro in provincia di Verona.
E' quasi fatta, a meno di crisi improvvise.
Le gambe ora girano bene..
Ho recuperato bene dopo la lotta di 50 km contro il vento.
La temperatura è leggermente più bassa e si sta meglio, è tardo pomeriggio ed in lontananza vedo il forte di Rivoli Veronese e le pale eoliche verso Affi.

Arrivo ad inizio salita con poco meno di 220 km sulle gambe.
Inutile farsi male, dopo devo pedalare ancora, quindi infilo il 34x28 e salgo su in un attimo, senza particolare sforzo e con il cuore che sale bene di battito, dimostrandomi che sto ancora abbastanza bene e ne ho ancora di fieno in cascina.
In cima faccio in tempo a fare la foto al tramonto di una giornata fantastica.

Oramai devo fare solo la breve discesa e poi sarà la ciclabile lungo il canale del Biffis.
Supero Bussolengo e quindi mi attende l'ultimo tratto con la luce del giorno oramai agli sgoccioli.
Alla fine della ciclabile del Biffis metto e accendo i faretti per la mia incolumità, visto che oramai sono nel traffico di Verona.
Diga del Chievo, Lungadige Attiraglio, Borgo Trento, Ponte Pietra e quindi Borgo Santa Croce, arrivando a casa con pochi metri meno dei 251 km e 695 mt di ascesa accumulata.

Poco più di 10 ore pedalate a 25 km/h di media.
Bpm medio di 136 e max di 168.
Ora prossimo obiettivo, il raid in mtb di 48h (130 km x 5000 mt+) con bivacco in bivy bag nelle Piccole Dolomiti,  che avrà luogo a fine luglio.
See ya!

9 commenti:

  1. chapeau!!!
    sei di un altro pianeta, io non riuscirò mai. Tanta stima, Andrea. Ciao!

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  2. Fantastico, ti ho seguito sul real traking ieri. complimenti!
    Roberto

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    1. Grazie Roberto :D
      E' una distanza che consiglio di provare, un viaggio dentro e fuori di noi.
      Ciao!

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  3. anche io ti ho seguito nel live di ieri, bravo davvero.
    una domanda... che tipo di bivy bag hai?
    mi sto guardando in giro per acquistarne uno ma vorrei un tuo parere/consiglio
    ciao e grazie

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    1. Ciao Mirko e grazie.
      Ho un bivy bag della Arktis in goretex, che ha i suoi anni oramai.
      Mi ci sono sempre trovato bene, è un prodotto di qualità che dura in eterno se tenuto bene. In mountain bike e trekking il bivybag a mio parere è meglio della tendina singola, in primavera/estate. Dipende dal meteo che incontrerai, anche se in montagna il temporale ci scappa sempre.
      Un saluto

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  4. Grazie mille per la info,
    Lo pensavo proprio per un utilizzo primaverile o estivo a quote non superiori ai 1000 metri.
    ...ultima domanda...quello che hai tu ha il "lunotto"?

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    1. Se per lunotto intendi una specie di finestra allora si, una piccola. Per capirci, il mio era un modello Forze Speciali inglesi, ora fuori produzione.

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